Brano: [...]n tutto il paese. Allorché le truppe italiane aggrediscono la Grecia (28.10.1940), la resistenza albanese si intensifica lungo le linee di comunicazione dell’esercito aggressore e, malgrado tutti gli sforzi compiuti per associare nell’aggressione il popolo albanese, i fascisti riescono a organizzare soltanto due battaglioni di albanesi (il Tomori e il Taraboschi) che, inquadrati nelTesercito italiano, non forniscono peraltro alcun contributo.

La lotta dei partigiani albanesi

La lotta di liberazione nazionale del popolo albanese, sotto la guida di Ènver Hoxha (v.), assume un ampio sviluppo con la costituzione del Partito comunista albanese (attualmente Partito del Lavoro), avvenuta 1*8.11.1941 (alcuni gruppi di comunisti già operavano in Albania dal .1933). A questa lotta gli antifascisti italiani danno un non trascurabile contributo (si veda la Voce Ventotene, Albanesi a). All'inizio del 1942 sorgono in Albania numerose unità partigiane che, su larga scala e in modo organizzato, attaccano depositi, magazzini, convogli e linee di comunicazione delle truppe dì occupazione. [...]

[...]Albania le linee telefoniche e telegrafiche. Il 5.5.1942, alla testa di una formazione partigiana, cade Que al Stata, membro del C.C. del Partito comunista al

banese e Segretario generale della gioventù comunista. Il 16.9.1942 si tiene a Pleza una conferenza nazionale, alla quale partecipano, assieme ai comunisti rappresentanti di varie altre organizzazioni politiche, giovanili e femminili. Tra le decisioni prese, vi è quella di intensificare la lotta partigiana e di creare il Fronte di liberazione nazionale. Il movimento di liberazione assume così sempre maggiore ampiezza, isolando un movimento di destra, il Balli Kombetar che, sorto all’inizio come movimento di liberazione autonomo rispetto al Fronte di liberazione nazionale, rivelerà ben presto la sua natura antinazionale e il suo orientamento antipopolare, entrando in aperta collusione con gli occupanti fascisti. La lotta del piccolo popolo albanese per la propria indipendenza richiama l’attenzione dei paesi democratici e, nel dicembre 1942, i governi dell’Unione Sovietica, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti si dichiarano pronti ad aiutarla. In realtà, un aiuto largo ed effettivo verrà soltanto dall’Unione Sovietica.

Il 13.6.1943, milizie fasciste appoggiate da reparti dell’esercito, per un totale di 14.000 uomini, attaccano il centro partigiano di Pleza: 300 case vengono incendiate e numerosi sono gli abitanti uccisi, ma i partigiani resistono validamente. Il.

25.6.1943, 800 soldati attaccano la zo[...]

[...]ione. I partigiani, che nella zona dispongono di 2.000 uomini, sono costretti a ritirarsi, non senza aver prima inflitto dure perdite all’assalitore.

Si 4.9.1943, alla vigilia delia capitolazione italiana, ha luogo a Labinet (Elbassan) la 2a Conferenza di liberazione nazionale, la quale getta le basi per l’insurrezione generale e riconosce, come unico potere popolare, i Consigli di liberazione nazionale creati dal popolo albanese nel corso della lotta. Dopo l'8.9.

1943 lo stato maggiore generale della resistenza albanese invita alla resa le truppe italiane di occupazione, ma il generale Renzo Dalmazzo, che fin dal marzo precedente aveva sottoscritto un patto di collaborazione con il movimento di destra

Balli Kombetar, si rifiuta di trattare. Numerosi soldati e ufficiali italiani, tra i quali Terzi Ho Cardinali; i generali Arnaldo Azzi e Gino Puccini; il capo di s.m. Chiarizia; i colonnelli Mosconi Zignani, Rossitto e Barbi Cinti; i maggiori Luigi Martino e Massimo De Angeiis; i capitani Gregorio Del Re, Ricci, Rossoni e Fantacci; il [...]

Brano: [...]

1922

26.2: governo di Luigi Facta (26.2

1.8.1922).

1.8: secondo governo Facta (1.831.

10.1922).

28.10: i fascisti marciano su Roma.

31.10: governo di Benito Mussolini. La dittatura fascista durerà 20 anni e 9 mesi, fino al 25.7.1943.

Per la cronologia dal 1919 al 1943 si veda la voce Fascismo.

Bibliografia essenziale: oltre a Benedetto Croce, Storia d’Italia dal 1871 al 1915 (I ed., Bari, 1928), si vedano: Leo Valianl, La lotta sociale e l'avvento della democrazia, in Storia d'Italia coordinata da Nino Valeri (Il ed., Torino, 1965, voi. IV, pp. 457651) e soprattutto G. Candeloro, Storia dell’Italia Moderna, Milano, 195674 (7 voli.). Si vedano anche: sulla politica estera, F. Chabod, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 (voi. I, « Le premesse », Bari, 1951); sullo sviluppo economico, G. Luzzatto, L’economia italiana dal 1861 al 1914 (voi. I, 18611894, Torino, 1966) e R. Romeo, Breve storia della grande industria in Italia (il ed., Bologna, 1963); sulla Destra, A. Berselli, La Destra storica dopo l’u[...]

[...] cattolica »; voi. il, « Italia legale e Italia reale », Bologna, 19631965); sul movimento operaio, G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, 18531892, Il ed., Roma, 1963) e A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia (voi. I, « L'unità italiana e la prima internazionale, 18611870 »; voi. Il, « L’egemonia borghese e la rivolta libertaria, 18711882 »; voi. Ili, « Testi e documenti, 18611882 »); G. Procacci, La lotta di classe (Il ed., Bari, 19661967); G. Procacci, La lotta di classe In Italia agli inizi del secolo XX (Roma, 1970); O. Lizzadri, La boje!, Edizioni La Pietra, 1974; sulla questione meridionale, R. ViIlari, Il Sud nella storia d’Italia (Bari, 1961); su Depretis, G. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887 (Torino, 1956); sul movimento cattolico, G. De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia (voi. I, « Dalla Restaurazione all'età giolittiana »; voi. Il, « Il Partito Popolare», Bari, 1966); su Mussolini, R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario (Torino, 1965); Mussolini II fascista (voi. I, « La conquista del [...]

Brano: [...]se dei contadini, con sede in Vercelli. Organo di questa federazione divenne La Risaia, un giornale sindacale che era stato fondato l’anno precedente.

Ai primi di marzo del 1902, essendosi opposta l’Associazione degli agricoltori vercellesi di accordarsi per una tariffa unica valida per tutto il circondario, le leghe proclamarono uno sciopero che interessò quasi tutti i comuni della zona. Ci furono arresti a Vercelli, Olcenengo e Tronzano.

La lotta per le 8 ore

Nel 1904 scoppiarono i primi scioperi che portarono alla conquista della giornata lavorativa di 8 ore nelle risaie. Ciò avvenne a Tricerro, Lamporo, Carisio e Bianzé. Negli altri comuni gli scioperi portarono alla conquista delle 9 ore.

Nel 1906 si ottennero accordi per le 8 ore a Tronzano, Ronsecco e San

thià. Dovunque si ebbero interventi di truppa e cariche della cavalleria; ci furono anche arresti e alcuni feriti (tre donne e un ragazzo].

La lotta per le 8 ore nella monda del riso proseguì negli anni successivi. Durante lo sciopero generale del mese di maggio 1909[...]

[...]04 scoppiarono i primi scioperi che portarono alla conquista della giornata lavorativa di 8 ore nelle risaie. Ciò avvenne a Tricerro, Lamporo, Carisio e Bianzé. Negli altri comuni gli scioperi portarono alla conquista delle 9 ore.

Nel 1906 si ottennero accordi per le 8 ore a Tronzano, Ronsecco e San

thià. Dovunque si ebbero interventi di truppa e cariche della cavalleria; ci furono anche arresti e alcuni feriti (tre donne e un ragazzo].

La lotta per le 8 ore nella monda del riso proseguì negli anni successivi. Durante lo sciopero generale del mese di maggio 1909, a Vercelli, le mondine si sdraiarono sui binari con i bambini in braccio per impedire che lavoranti reclutati in altre provincie giungessero sui posti di lavoro. Il 31 maggio fu raggiunto a Vercelli un accordo per le 8 ore e mezza, con l’impegno di ridurre l’orario a 8 ore per il 1910: si concluse così una lotta storica, con la quale i braccianti e le mondine vercellesi conquistarono, primi in Italia e forse nel mondo, le 8 ore di lavoro non solo in qualche azienda o in qual[...]

[...]ppur di misura, ai socialisti che ebbero 8 eletti contro i 7 costituzionali. 1 Il 23.8.1914 i rappresentanti delle leghe dei contadini proclamarono uno sciopero per conquistare le 8 ore anche per le operazioni di taglio del riso e per una paga giornaliera di 5 lire per gli uomini e L. 3,50 per le donne. Fu uno scontro assai duro, durante il quale il padronato fece ampio ricorso al crumiraggio e alla forza pubblica per sedare le masse in tumulto. La lotta, insostenibile per i lavoratori, chiamati a sostenere sacrifici superiori alle loro forze, si esaurì verso la fine di settembre.

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Brano: [...]o socialista, che nel 1914 erano 3.048, salirono nel 1920 a 11.647. Pionieri e dirigenti di quel movimento furono Ambrogio Belloni (v.), Ernesto Pistoia, Duilio Remondino, Ernesto Torre, Orecchia, Recalcati, Sannazzo, Tassinari e Zanzi. Dal 1919 diressero l’amministrazione comunale sindaci socialisti, dapprima Ernesto Pistoia e poi Ernesto Torre, galantuomini che — nel 1946 — avranno un degno continuatore nel maestro elementare Nicola Basile.

La lotta antifascista

Lo squadrismo fascista si manifestò ad Alessandria con selvaggia violenza nel 1921, prendendo come obiettivo le cooperative e le Case del popolo, saccheggiandole e incendiandole. Il Teatro Verdi, divenuto Casa del popolo in seguito ad azionariato popolare, nel 1922 venne dato alle fiamme dalle squadracce in camicia nera. Il movimento operaio annovera i suoi primi caduti nella difesa delle istituzioni operaie e contadine: 4 morti e 14 feriti nel 1920; 11 morti e 38 feriti nel 1921. Alla costituzione del Partito comunista d’Italia (che qui e

sercitò subito larga influenza), a[...]

[...]a caduta del regime fascista (25. 7.1943) si costituì in Alessandria un comitato del « Fronte Nazionale », che risultò composto da rappresentanti del Partito d’Azione, del Partito comunista, del Partito socialista e da liberali indipendenti; a questi si unì successivamente un rappresentante della Democrazia cristiana. L’8 settembre sorse il Comitato di liberazione nazionale, al quale aderì, insieme ai sopraindicati, anche il Partito liberale.

La lotta di liberazione

Fin dai giorni immediatamente successivi all’8 settembre, nuclei di partigiani sorsero in diverse zone della provincia e gruppi gappisti si formarono in città. Essi daranno vita a robuste formazioni garibaldine, come la « Viganò », la « Pinan Cichero », la « Mingo », la « X Italia »; alle Brigate Matteotti « Marengo » e « Italo Rossi », alle formazioni autonome « XV Martiri di Alessandria » e « Patria »; alI’VIII Brigata

G.L. « Luciano Scassi ». Tra i più popolari comandanti partigiani si ricordano Guido Ivaldi (Viganò), Pietro Minetti (Mancini), Vincenzo Coppo (Enzo), El[...]

Brano: [...]dario in vai di Ceno per le sue ardite azioni di guerriglia, diede la vita durante un improvviso attacco tedesco (v. Bosco di Corniglio).

Dice la motivazione della m.d’o.: « Circondata ed attaccata d) sorpresa la sede del Comando da soverchianti forze fasciste, mentre alcuni compagni cadevano sotto l’intenso fuoco, affrontava intrepidamente gli assalitori e cadeva colpito da raffiche di mitraglia. H suo eroico sacrificio ispirava nel Parmense la lotta partigiana fino alla Liberazione ».

Nel 1946 rUniversità di Parma, per onorarne la memoria, gli conferì la laurea ad honorem in ingegneria.

Crucianelli, Gino

N. a Macerata nel 1900; muratore. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel 1928 fu inviato al confino per 5 anni. Dopo l’8.9. 1943 partecipò alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, commissario politico della Brigata « Spartaco ». È stato decorato di medaglia d’argento al valor militare.

Crumiro

Il termine (tratto dal nome di una poverissima tribù berbera che con le sue scorrerie in Algeria, ne[...]

[...]. Capitale L’Avana (v.).

Prime lotte per l’indipendenza

La rivoluzione socialista di Cuba, la prima nel continente americano, conclude un processo di lotte nazionali e proletarie che ha profonde radici nella storia dell’isola. È infatti nel 1820 che a Cuba cominciano ad apparire i primi movimenti nazionalisti in lotta contro la dominazione spagnola. E sono del 1826 i primi due martiri della libertà cubana: Aguerro Velazco e Andrés Sànchez. La lotta armata contro la Spagna iniziò nel 1860, con la proclamazione della « Republica de Cuba Libre », e finì dopo dieci anni con la sconfitta dei cubani. Ma subito la guerriglia riprese nella provincia d’Oriente per trasformarsi in insurrezione popolare sedici anni dopo, quando da Nuova York José Marti, il grande leader nazionalista morto in combattimento, che ispirerà anche la rivoluzione castrista, diede l’ordine della rivolta popolare (28.1.1895).

La lotta contro gli spagnoli si concluse l’1.1.1899 con il riconoscimento deH’indipendenza cubana. Fu una indipendenza fittizia. Gli Stati Uniti,

[...]ata contro la Spagna iniziò nel 1860, con la proclamazione della « Republica de Cuba Libre », e finì dopo dieci anni con la sconfitta dei cubani. Ma subito la guerriglia riprese nella provincia d’Oriente per trasformarsi in insurrezione popolare sedici anni dopo, quando da Nuova York José Marti, il grande leader nazionalista morto in combattimento, che ispirerà anche la rivoluzione castrista, diede l’ordine della rivolta popolare (28.1.1895).

La lotta contro gli spagnoli si concluse l’1.1.1899 con il riconoscimento deH’indipendenza cubana. Fu una indipendenza fittizia. Gli Stati Uniti,

Brano: E.L.A.S.

dei tedeschi. Dopo un mese di eroici combattimenti l'E.L.A.S. perdette la battaglia di Atene e dovette firmare con il governo gli accordi di Varkiza (12.2.1945), deponendo le armi.

Seguì una spietata caccia al partigiano, così che i militanti di sinistra e democratici ritornarono sulle montagne per riformare l'esercito partigiano e combattere la nuova oppressione fascista. Alla loro testa vi era il comandante Markos.

La lotta durò un anno (dal 1946 al 1947) e si concluse con la resa dei partigiani, data la schiacciante disparità di forze. All’esercito del nuovo governo monarchico si erano infatti unite unità militari degli Stati Uniti, subentrati agli inglesi e, come loro, impegnati in una politica imperialistica di asservimento del popolo greco.

Molti dei partigiani dell’E.L.A.S. furono massacrati o rinchiusi per lunghi anni in carcere. Le persecuzioni si sono trascinate per molti anni, attraverso una serie di governi, che hanno sempre rifiutato di riconoscere la funzione storica rinnovatrice della Resistenza [...]

[...]colo forti lotte: tra queste si ricordano lo sciopero prolungatosi dal

2 luglio airi 1 novembre del 1911, le agitazioni del primo dopoguerra e l'occupazione delle fabbriche. Numerosi furono nel 192122 gli episodi di resistenza contro le squadracce fasciste. Nelle elezioni amministrative del 1922 furono eletti a Portoferraio 10 consiglieri socialisti contro 18 appartenenti a tutti gli altri partiti. Durante gli anni della dittatura vi continuò la lotta contro il fascismo e quando, dopo lo scoppio della guerra civile in Spa

gna (1936), gli antifascisti italiani dovettero espatriare clandestinamente per accorrere in difesa della Repubblica, trovarono nell’isola aiuto e basi di appoggio.

Dopo il 25.7.1943 si costituì nell’Elba un comitato antifascista che tenne le sue prime riunioni nell'abitazione del l'avvocato Mario Caprilli; vi parteciparono, tra gli altri, Pilade Beccucci e il maggiore Giuseppe Massimo, della capitaneria di porto, che dopo l’8 settembre fu fucilato dai tedeschi.

Prima cura del comitato antifascista fu di promuove[...]

[...]iro Cesare Maria De Vecchi), ma che ormai, chiarita la situazione, le forze armate italiane si sarebbero battute contro i tedeschi. Il 13 settembre alcune navi della flotta italiana, che per ordine del governo Badoglio avevano lasciato La Spezia dirette a Malta ed erano state attaccate da bombardieri tedeschi durante la navigazione, attraccarono nella rada di Portoferraio, consolidando con la loro presenza la determinazione popolare di impegnare la lotta.

Un primo assalto di aerei tedeschi venne respinto con successo dal

fuoco delle batterie contraeree, ma quando le unità italiane levarono l’ancora, dirette a Malta, il generale Gilardi fece liberare i militari tedeschi che erano stati arrestati durante la permanenza della flotta.

Il 15 settembre arrivarono da Piombino, innalzando bandiera bianca, alcuni ufficiali tedeschi. Il comandante dell’isola li ricevette e si intrattenne con loro, mentre gli aerei nemici sorvolavano indisturbati la città. Si ignorano i termini di quel colloquio, ma il giorno seguente 7 bombardieri tedeschi atta[...]

[...] loro, mentre gli aerei nemici sorvolavano indisturbati la città. Si ignorano i termini di quel colloquio, ma il giorno seguente 7 bombardieri tedeschi attaccarono le caserme, gli impianti portuali e la città stessa di Portoferraio, e il 17 settembre i nazisti occuparono militarmente l’isola. Numerosi militari italiani si diedero alla macchia; una parte di essi riuscì a riparare in Corsica,, ma altri vennero catturati e deportati in Germania.

La lotta di liberazione

Durante il periodo dell’occupazione nazista i patrioti compirono nell'isola numerose azioni di sabotaggio. Nel giugno 1944 un gruppo di partigiani si impossessò delle armi della stazione dei carabinieri di Capoliveri e attaccò il presidio tedesco.

Altri, stabiliti i contatti con la Corsica ormai libera, operarono per facilitare agli Alleati lo sbarco nell’Elba. Commandos alleati poterono così approdare inosservati a Capo di Poro, Rio Marina, Capo di Stella e nel golfo di Lacòna, ed essere poi fraternamente aiutati dalla popolazione. Poco prima che a Marina di Campo avesse[...]

Brano: [...]ospedale. Un solo squadrista osò mostrarsi in una via principale, ma fu immediatamente ucciso a colpi di pistola da un nostro gruppo d’azione. Alla popolazione fu distribuito il grano degli ammassi a L. 150 il q. Partito il reggimento dei bersaglieri per prendere posizione sulle alture circonvicine, prima che si sciogliesse fu dai compagni dato l’assalto alle caserme e vennero asportate tutte le armi, munizioni ed equipaggiamenti rinvenuti ».

La lotta partigiana

Questo ottimo inizio non fu tuttavia seguito da un altrettanto buon proseguimento. Alcuni errori tattici dei comunisti faentini, un eccessi

Pattuglia tedesca in piazza Vittorio Emanuele II, a Faenza, negli ultimi giorni di occupazione (dicembre 1944)

vo accentramento della direzione politica in mano a vecchi iscritti che non seppero valutare la situazione del momento (l’assenza completa degli altri partiti da forme attive di partecipazione), portarono a posizioni di opportunismo, tanto da spingere a una specie di armistizio fra antifascisti e Partito fascista repubblicano [...]

[...]rono a posizioni di opportunismo, tanto da spingere a una specie di armistizio fra antifascisti e Partito fascista repubblicano nell’ottobre 1943. Di fronte ai duri richiami del Comitato federale e a un intervento della Direzione nazionale del P.C.I. (28.1.1944), e grazie alle azioni galvanizzanti svolte in collina dai giovanissimi partigiani faentini guidati da Silvio Corbari (v.), a partire dalla primavera del 1944 la situazione si sbloccò.

La lotta armata, per le condizioni particolari del Faentino, si orientò soprattutto verso l’organizzazione di reparti suH’Appennino. Qui infatti nacquero e si svilupparono, oltre al gruppo guidato dal Corbari e al Battaglione « Ravenna » (entrambi operanti dal settembre 1943), il Distaccamento « Celso Strocchi » dipendente dal Comando della 28a Brigata G.A.P. « Mario Gordini » e ligio alle direttive del Comitato di liberazione nazionale.

Durante i mesi estivi la lotta fu particolarmente intensa nella pianura, dove i G.A.P. riuscirono a impedire totalmente la trebbiatura del grano, secondo le dispos[...]

[...]per le condizioni particolari del Faentino, si orientò soprattutto verso l’organizzazione di reparti suH’Appennino. Qui infatti nacquero e si svilupparono, oltre al gruppo guidato dal Corbari e al Battaglione « Ravenna » (entrambi operanti dal settembre 1943), il Distaccamento « Celso Strocchi » dipendente dal Comando della 28a Brigata G.A.P. « Mario Gordini » e ligio alle direttive del Comitato di liberazione nazionale.

Durante i mesi estivi la lotta fu particolarmente intensa nella pianura, dove i G.A.P. riuscirono a impedire totalmente la trebbiatura del grano, secondo le disposizioni impartite dal C.L.N. provinciale. Ma il vero centro della Resistenza faentina fu il gruppo dei « montagnardi », guidato da Sesto Liverani di Brisighella (v.).

Dopo la mancata insurrezione dell’ottobre 1944, quando l’irruzione dell 'VII I Armata britannica nella Pianura Padana aveva alimentato in tutta l’Emilia la giusta opinione di una rapida avanzata alleata (ma gli inglesi non avevano la fretta che animava i partigiani), gli uomini dello « Strocchi » [...]

Brano: [...]o, che emarginando queste forze ha ristabilito la piena unità del Fronte, hanno partecipato 170 delegati politici e militari. Le sue decisioni più importanti riguardano le strutture organizzative del movimento.

In particolare si è eletto un Comitato centrale di 40 membri con compiti legislativi per l’impianto di strutture statali nelle zone liberate, oltreché le decisioni di linea politica generale del Fronte. La direzione politicomilitare della lotta è stata affidata a un Comitato politicomilitare integrato, diretto prima da Mondlane e, dopo il suo assassinio, da un triumvirato. Analoga struttura è stata riprodotta nei territori liberati e in tutte le zone di combattimento. È stato istituito un alto Comando militare, da cui dipendono l'intera attività di guerriglia e tutto il lavoro delle milizie popolari, nonché quello deN’Esercito costituito nel 1967. È stato infine varato un Regolamento, con caratteristiche di vera e propria legislazione, per le zone liberate, con misure d'ispirazione progressista per l’organizzazione del commercio, de[...]

[...]to Comando militare, da cui dipendono l'intera attività di guerriglia e tutto il lavoro delle milizie popolari, nonché quello deN’Esercito costituito nel 1967. È stato infine varato un Regolamento, con caratteristiche di vera e propria legislazione, per le zone liberate, con misure d'ispirazione progressista per l’organizzazione del commercio, della sanità, dell’istruzione.

Con il congresso si è nettamente affermata la linea della priorità della lotta popolare armata rispetto a ogni altra considerazione politica e organizzativa. Dopo la morte di Mondlane questa linea è stata sancita dal Comitato centrale del 21. 4.1969 che ha chiamato alla testa del movimento Uria Timoeto Simango, Samora Mosses Machel e Marcelino dos Santos. Attualmente il movimento di liberazione opera su tre fronti militari in espansione: Cabo Delgado, Nyassa e Tete.

R.Le.

Freschi, Fermo

N. nel 1921, m. il 24.4.1945. Dopo I’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza piacentina, partigiano combattente.

Cadde alla vigilia della[...]

[...]battente.

Cadde alla vigilia della Liberazione, mentre con la sua Brigata entrava in Piacenza incalzando i tedeschi in fuga.

Frigé, Edoardo

N. a Castiglione d’Adda (Milano) nel 1893; avvocato. Fu interventista all’epoca della prima guerra mondiale e a questa partecipò, rimanendovi ferito e mutilato.

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Partigiani del Frelimo montano la guardia nella giungla (Mozambico, dicembre 1965)

Il 25.9.1964 il Frelimo decise di passare alla lotta armata, lanciando al popolo mozambicano un messaggio in cui tra l’altro affermava: « Oggi, di fronte al rifiuto del governo portoghese di riconoscere il nostro diritto all’indipendenza, il Frelimo riafferma che la lotta armata è la sola via che permetterà al popolo mozambicano di realizzare le sue aspirazioni alla libertà, alla giustizia e al benessere sociale.

Operai e contadini, braccianti delle piantagioni, minatori, intellettuali, funzionari, soldati mozambicani dell’esercito portoghese, uomini, donne, giovani, patrioti, in vostro nome il Frelimo proclama oggi l’insurrezione generale armata del popolo mozambicano contro il colonialismo portoghese, per la conquista dell’indipendenza totale del Mozambico. La nostra lotta non cesserà se non con la liquidazione totale del colonialismo portoghese.

La ri[...]

[...], intellettuali, funzionari, soldati mozambicani dell’esercito portoghese, uomini, donne, giovani, patrioti, in vostro nome il Frelimo proclama oggi l’insurrezione generale armata del popolo mozambicano contro il colonialismo portoghese, per la conquista dell’indipendenza totale del Mozambico. La nostra lotta non cesserà se non con la liquidazione totale del colonialismo portoghese.

La rivoluzione mozambicana si iscrive nel quadro generale della lotta dei popoli dell'Africa e del mondo per la vittoria degli ideali di libertà e di giustizia. La lotta armata che annunciamo oggi, avendo come obiettivo la distruzione del colonialismo portoghese e deM’imperialismo, ci permetterà di instaurare nel nostro Paese un nuovo ordine sociale popolare ».

La lotta armata si è estesa rapidamente, sia pure con qualche difficoltà, e può essere divisa in due periodi. I primi tre anni furono essenzialmente di guerriglia e portarono alla liberazione delle province di Cabo Delgado e di Nyassa, rappresentanti circa un quinto del territorio nazionale. Tuttavia le profonde differenze etniche e tribali e il carattere composito del Frelimo, in cui confluivano forze diverse, impedirono un efficace coordina

mento dell’azione sul terreno politico e militare.

La seconda fase, iniziata alla fine del 1967 è culminata nel secondo congresso del Frelimo, tenutosi nel[...]

[...] nell’estate del 1968 nelle zone liberate. Essa fu preparata attraverso l’unificazione dell’azione guerrigliera sotto la direzione di un unico comitato politicomilitare e con una più decisa centralizzazione della direzione politica generale del Fronte. Gli stessi gruppi dirigenti furono in parte sostituiti, e in parte seguirono un processo di maturazione che li portò da posizioni genericamente nazionaliste a posizioni più avanzate sul terreno della lotta nazionale e antimperialista.

Il secondo congresso

Il 1968 segna d’altro canto il passaggio alla lotta armata fondata su operazioni militari di largo respiro, con caratteristiche di guerra di movimento. Punto cruciale divenne in quell’anno la provinciachiave di Tete, la cui lotta ricevette ulteriore impulso dal secondo congresso del Frelimo.

I problemi di questo congresso non sono stati facili. I documenti del Frelimo parlano di un tentativo di scissione operato da gruppi di emigrazione legati a certi interessi politici, ma anche economici (sottili strati di borghesia commerciale) e probabilmente attratti dalle modificazioni introdotte nel tradizionale meccanismo di sfruttamento coloniale p[...]

Brano: [...]tri » effettuato dai tranvieri.

Nel 1903, con deliberazione del Congresso delle leghe, mutue e cooperative della Liguria, era stato intanto fondato il quotidiano II Lavoro (v.), diretto da Giuseppe Canepa, che avrebbe contribuito a influenzare in senso riformista il movimento operaio genovese.

Sciopero generale del 1904

Il primo sciopero generale nazionale, proclamato il 6.2.1904, ebbe come protagonisti i lavoratori genovesi e milanesi. La lotta ebbe origine da un attacco a fuoco della polizia, che fece 12 feriti nel corso di un comizio indetto a Sestri Ponente per protestare contro la strage di Buggerru (v. Eccidi). Nel corso dell’agitazione la repressione poliziesca si scatenò nuovamente: si ebbero 3 morti e 50 feriti in piazza Corvetto, nonché 150 arrestati (di questi, molte decine verranno poi condannati, tra cui il giovane Antonio Negro che diverrà in seguito segretario della Camera del lavoro, deputato e senatore).

Lo sciopero generale, se aveva suscitato il panico nella borghesia conservatrice, era stato fonte di preoccupaz[...]

[...] Negro che diverrà in seguito segretario della Camera del lavoro, deputato e senatore).

Lo sciopero generale, se aveva suscitato il panico nella borghesia conservatrice, era stato fonte di preoccupazione anche per i dirigenti riformisti. Le incertezze e le oscillazioni della Direzione socialista crearono confusione nel movimento operaio genovese, portando

lo verso una fase di riflusso nelle lotte e a una perdita dell’influenza politica.

La lotta tra riformisti e rivoluzionari si inasprì a Genova nel corso del 1905, concludendosi con una scissione dei riformisti i quali crearono una Federazione socialista genovese autonoma sotto la direzione, fra gli altri, di Giuseppe Canepa, Lodovico Calda e Mario Malfettani. La Camera del lavoro uscì a sua volta dal Segretariato nazionale della Confederazione generale del lavoro.

Gli autori della scissione saranno gli stessi che, alla vigilia della prima guerra mondiale, prenderanno posizione contro il principio della « neutralità assoluta » e faranno de « Il Lavoro » uno strumento di interventi[...]

Brano: [...] dipende in forma semifeudale dagli agrari e dai proprietari dei pozzi d’acqua. Si registrano ancora casi di schiavitù. Paese aridissimo, poco più della metà delle terre coltivate è irrigata, ma con sistemi ancora primitivi. Solo dopo la costruzione della diga di Derbendi Khan (1961) è stato possibile irrigare 240.000 ha. Per contro, almeno la metà delle terre coltivate è periodicamente esposta alle travolgenti piene del Tigri e dell’Eufrate.

La lotta per il petrolio

Dopo essere rimasto per quasi 5 secoli sotto il dominio turco, dal secolo XVII l’Iraq divenne oggetto di mire coloniali inglesi, portoghesi, olandesi e francesi. Nel secolo XIX vi si aggiunsero i tedeschi. La lotta tra i colonialisti si inasprì con la scoperta dei giacimenti petroliferi di Mosul e per un progetto tedesco di costruire una grande ferrovia che congiungesse Berlino a Costantinopoli e a Bagdad.

Durante la prima guerra mondiale l’Iraq fu teatro di operazioni belliche inglesi contro la Turchia. Nel

1916 gli arabi, incoraggiati dagli inglesi che promettevano la creazione di uno Stato arabo indipendente, insorsero contro il decrepito Impero Ottomano. Ciò facilitò le operazioni belliche dell’Intesa in Siria,

Palestina e Mesopotamia, ma nello stesso anno, alle spalle degli arabi, gli ingl[...]